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a cura di Isabella Cavallari
Amiche Lettrici e Amici Lettori,
ben trovati alla tappa conclusiva del blogtour di NPS EDIZIONI dedicato al romanzo di narrativa intitolato “Donne di Ginepro”, scritto da Maena Delrio.
Oggi abbiamo l’occasione di ospitare l’intervista, utile a conoscere meglio l’autrice ed il suo libro.
Pronti? Via!
1) Chi è Maena Delrio e come nasce la passione per la scrittura?
Chi sono io… sono mamma di quattro figli, il più piccolo ha appena compiuto quattro mesi, il più grande ha diciotto anni.
Sono i miei capolavori, la cosa migliore che ho fatto nella vita.
Ma sono anche una donna con infiniti interessi, che si appassiona in tutto ciò a cui si dedica.
La passione per la scrittura credo sia nata con me, l’ ho sempre avuta, fin dall’infanzia. Mi piaceva inventare storie da raccontare ai miei fratelli, più piccoli di me di qualche anno.
E pensavo che per diventare scrittrice bastasse una penna e un quadernetto. A otto anni mi ero messa in testa di scrivere un romanzo di pirati, il mistero della perla nera. Chissà se mia mamma lo ha conservato da qualche parte.
Un’ altra volta volli diventare divulgatrice scientifica, perché adoravo i documentari di Jacques Cousteau: avevo in mente di intervistare mio zio, che aveva la passione per la pesca e la subacquea, per scrivere un saggio niente popodimeno che… sulle aragoste!
Ovviamente la cosa non ebbe un seguito perché zio mi fece capire senza troppi preamboli che non era un’impresa adatta a una bambina di quarta elementare.
Da lì ho cominciato a capire che per arrivare a coronare certi sogni la passione e un certo talento non sarebbero mai bastati.
2) Che tipo di lettrice sei?
Mi definisco una lettrice onnivora, ma non è del tutto vero. Con il tempo ho affinato i gusti e anche se non ho pregiudizi di genere, tutto ciò che ruota attorno al giallo passa nella corsia preferenziale.
Ma adoro anche i classici, i romanzi storici, le saghe familiari, alcuni fantasy. Meno gli horror, dato che sono impressionabile, e i romance in stile harmony.
Quello che nutro per i libri è un bisogno, non solo un amore. È nutrimento per la mente, momento esclusivo che dedico a me stessa e che mi serve non solo per staccare la spina dalle attività quotidiane ma soprattutto per ricaricare le energie.
In questo periodo, ahimè, il tempo è poco, meno male che condivido il piacere della lettura con mia figlia e mi tengo in allenamento con le sue fiabe.
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3) Che tipo di Donna sei?
Bella domanda. Hai presente le matrioske ? Ecco, io sono una donna che racchiude in sé tante donne, tutte diverse tra loro e a volte anche in contraddizione.
Sono madre e scrittrice e runner (anche se quest’ultima è in pausa per sopraggiunti impegni di maggiore importanza). Sono artista e sognatrice ma anche concreta e pragmatica, amo il rischio e lo spingermi al limite nello sport, ma pratico la prudenza quando si tratta di tutelare e curare le persone che amo.
E nonostante per molti versi sia più solare e riflessiva e tolleri la socialità solo a piccole dosi, mi ritrovo spesso a studiare le persone che ho intorno e riesco a entrare facilmente in empatia.
Credo sia per questo motivo che quando scrivo, i personaggi dei miei racconti prendono vita nella mia mente e sulla carta con tanta naturalezza.
4) Perché hai scelto il Ginepro, per abbracciare queste Donne?
Il Ginepro è una pianta pazzesca. Ha una capacità innata di adattarsi anche nelle situazioni più impervie, cresce praticamente sulla nuda roccia e resiste al vento e
agli sbalzi termici, alla siccità e alle piogge.
Inoltre ha la peculiarità di compattare il terreno con le radici e favorisce la formazione del sottobosco.
Il suo legno contorto è una vera opera d’arte naturale. E sentissi che profumo! Se dovessi immaginare le
donne di Sardegna come piante, beh, direi che il Ginepro le rappresenta benissimo.
5) Il tuo primo romanzo è di genere thriller, questo invece è di narrativa: come ci si
sente ad essere ‘versatili’? Hai trovato difficoltà nell’approcciarti a una cosa diversa
dall’altra?
Come forse avrai già intuito, a me piace sperimentare. E ogni sfida è fonte di divertimento. In realtà non “nasco” giallista e anche se la pubblicazione di Gli impiccati non muoiono subito è antecedente a Donne di ginepro, quest’ultimo è il primo libro in assoluto che ho scritto.
6) Quanto di Maena c’è nelle protagoniste di cui scrivi?
Tantissimo.
Ogni protagonista racconta qualcosa di me, dei miei sogni, del mio vissuto.
Non in senso autobiografico, ovviamente. Ma rivedo lati del mio carattere, enfatizzo i miei difetti.
E mi capita di fare lo stesso con le persone che mi stanno
vicine, le “utilizzo” per creare personaggi il più possibile coerenti con la realtà, nella speranza che i lettori si possano immedesimare e provare le stesse emozioni.
7) In cosa cerchi l’ispirazione per le tue storie?
Non ci crederai, ma è raro che “ cerchi” l’ispirazione.
Piuttosto, ci sono momenti in cui non sto affatto pensando alla scrittura ma le storie bussano prepotenti nella mia
mente chiedendo di essere scritte.
Mi capitava sovente mentre correvo, e allora l’esercizio vero diventava non più terminare l’ allenamento ma tenerle a mente fino a che tornavo a casa.
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Ora mi capita meno, mi rendo conto di essere troppo occupata a livello mentale da altre priorità.
Però a volte basta una parola, un concorso per racconti con un tema intrigante.
Leggo il regolamento e lì per lì non sento nulla e me ne dimentico. Poi, a distanza di ore o anche di giorni, ecco che
arriva l’ispirazione, così, dal nulla.
Evidentemente il mio cervello lavora in maniera inconscia, sennò non me lo spiego.
8) Qual è il rapporto che hai con il tuo territorio?
Ah, questa è facile: è appartenenza nel senso più stretto del termine.
È un amore viscerale, che non ti fa desiderare di essere in nessun altro posto. Credo sia scritto nel DNA. I nostri avi vivevano in simbiosi con la natura, una natura aspra e selvaggia ma anche molto generosa, tale da scolpire il loro aspetto e temprarne il carattere.
Queste caratteristiche sono state tramandate di generazione in generazione fino a noi, e mi piace pensare che il senso di accoglienza, la caparbietà, la solarità di noi sardi sia un lascito di chi ci ha preceduto.
9) Piatto tipico che consiglieresti a Noi, che vogliamo venire a fare un giro dalle tue
parti? (e speriamo di riuscirci, prima o poi!)
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I culurgiones,ovviamente!
Quando d’estate vengono a trovarci gli amici che abitano nella penisola, è il primo piatto che mettiamo in tavola. Patate, olio, pecorino, cipolla e menta, una farcia dal gusto intenso racchiuso in una pasta finissima e delicata,
cucita a mano con maestria e condita con sugo “burdo”, solo pomodoro basilico e a chi piace aglio.
Ma anche il maialetto cotto sullo spiedo e sebadas per chiudere il pranzo in bellezza. Nonostante siamo in una località con un mare bellissimo, i nostri piatti tipici sono prevalentemente di terra. Se verrete, siete miei ospiti.
10) Ci regali anche, per favore, un proverbio tipico delle tue parti?
Sa dommu è pitticca, su coru è mannu.
Significa “la casa è piccola, il cuore è grande”. E come puoi immaginare, riguarda l’ospitalità.
Ringraziamo Maena Delrio per aver risposto a tutte le nostre domande!
Il prossimo appuntamento è per Gennaio con il REVIEW PARTY ed intanto vi invitiamo a passare dal sito dell’Editore per scoprirne di più!