“Nel Nome di Cesare” di Andrea Oliverio – La Peste: la pandemia del passato.

Articolo curato da Isabella Cavallari

E’ finalmente giunto il momento della nostra tappa del tour dedicato al romanzo NEL NOME DI CESARE, di Andrea Oliverio.
Approfondiamo insieme il tema legato alla pandemia dell’epoca: la Peste.

  • Citazione 1
  • Citazione 2

La peste è una malattia infettiva di tipo batteriologica.
I sintomi della malattia comprendono febbre tra i 38 e i 41 °C, mal di testa, dolori articolari, nausea e vomito, sete, diarrea, tumefazione dei linfonodi e una generale sensazione di malessere. Nelle forme setticemiche e polmonari può verificarsi ipotensione, segni neurologici
quali sonnolenza, letargia, delirio, e, nella forma polmonare, dispnea, tanto da conferire al malato un colorito cianotico. La sindrome da coagulazione intravascolare disseminata che può insorgere nella forma setticemica, e che è solitamente la causa del decesso,
ha come sintomo vistoso la ischemia e necrosi delle estremità (dita, piedi o mani), che diventano nere; ciò ha probabilmente contribuito a coniare il nome “peste nera” per indicare la pandemia esplosa in Europa a metà del XIV secolo.

Ringrazio Wikipedia per aver specificato la sintomatologia della malattia in oggetto: non sono un medico, non avrei saputo dire niente del genere, ma rimane affascinante poter capire in che modo l’autore abbia scelto cosa far scoprire a noi lettori, dal momento in cui la Peste non è una, ma si manifesta sotto più aspetti.

Un brivido freddo percorse la spina dorsale del centurione alla vista dei cadaveri e dei feriti ancora agonizzanti: uomini, donne, e bambini morti, dai corpi denutriti, pieni di lividi, coperti di pustole e piccole ulcerazioni; alcuni senza più occhi, con accanto corvi intenti a un macabro pasto. […] “Cosa li ha ridotti così?” sussurrò il giovane campagnolo, fissando inorridito i corpi deturpati. “E’ come se il fuoco sacro li avesse ustionati” rispose una guardia del tempio apparsa da dietro una colonna. “Una maledizione si è abbattuta sulla nostra città! I primi malati hanno iniziato a venire qui a pregare per la loro salute e quella dei loro cari qualche settimana fa. Melitta, la nostra sacerdotessa, non ha dato molto peso alla questione. Poi, quando nei giorni successivi, il pellegrinaggio e il contagio erano aumentati, era ormai troppo tardi. Il morbo si era diffuso ovunque. Temo che pure lei fosse malata: stava spesso a contatto con questi moribondi.”

Pare infatti si possano definire almeno tre i tipi di Peste:
– bubbonica, che si trasmette all’uomo tramite puntura di pulce o morso di ratto, gli animali che da sempre sono stati micidiali vettori del batterio. Una forma, la peste bubbonica, che colpisce il sistema linfatico, solitamente a
livello ascellare o inguinale. Dai due ai dodici giorni di incubazione e poi si manifesta con stati febbrili, cefalea, debolezza, delirio, fotosensibilità, vomito. I linfonodi si ingrossano, a causa dell’infezione, e da lì creano quei bubboni
che, quindi, danno il nome alla tipologia di malanno.
– setticemica, quando lo status di peste attacca il sistema cardiocircolatorio e via verso ogni parte dell’organismo. Spesso è la seconda fase della peste bubbonica, poiché attaccato il sistema linfatico il batterio scivola nel sangue, causando così emorragie agli organi interni. Per questa forma non si soffre molto: pochi giorni, ed il malato passa a miglior vita.
– polmonare, è decisamente la forma più grave, poiché è localizzata nell’apparato respiratorio e l’infezione si sviluppa a livello polmonare. Questo porta, dopo circa una settimana di incubazione, a difficoltà respiratorie, tosse, cianosi,
debolezza e talvolta anche disturbi neurologici. Solitamente la morte avviene a causa di complicanze respiratorie ed edema polmonare. Questo tipo di peste è trasmissibile anche per via aerea: tosse e starnuti di individui infetti
possono contagiare altre persone.  

Mi soffermo con piacere con l’ultima parte, ossia dove dico che “Questo tipo di peste è trasmissibile anche per via aerea: tosse e starnuti di individui infetti possono contagiare altre persone.” : sì, perché per la peste bubbonica (e di conseguenza la setticemica, essendo la seconda un ‘level up’ della prima) si contrae SOLO tramite puntura di pulce o morso di ratto, le uniche bestiole entro cui il batterio riesce a sopravvivere. La pulce è il
vettore, che quindi porta il batterio da un corpo all’altro; il ratto è l’ospite, entro cui il batterio vive e si riproduce. Senza questi due animaletti la peste non ci sarebbe. Bello vero? Ancor più bello è, invece, pensare che con un colpo di tosse di un individuo malato si può contagiare uno sano.
Mi sembra di averla già sentita, questa cosa…voi no?

La sollevò con delicatezza e la guardò in viso. La pelle era più pallida del solito, l’espressione macilenta, gli occhi incavati e cerchiati di rosso. La donna tossì, uno spasmo e uno spruzzo di sangue le sporcò la mano. Doveva aver contratto la malattia che da settimane contagiava sempre più persone

L’autore ci propone, quindi, diversi stadi della malattia. In alcuni, infatti, solo la fase bubbonica ha segnato terribilmente. Questo perché nell’Antica Roma beh… bellissimi i bagni entro cui fare le
abluzioni, ma il resto…
Dove c’è scarsa igiene c’è il Ratto. E dove c’è il Ratto beh… il batterio non vede l’ora di proliferare.
E’ presto detto, quindi, che in condizioni igieniche precarie – o quasi totalmente assenti – questo genere di malattie si sviluppano che è un piacere, potendo poi creare quella che si può tranquillamente definire epidemia e, dato il picco numerico, pandemia. Questo poiché, partecipando alle varie campagne e attraversando territori più o meno degradati, permette che cittadini e soldati diventino portatori del batterio e, quindi, colpevoli essi stessi della diffusione e del contagio.
Proprio durante le varie campagne, non volendo dar troppo peso alle condizioni della gente, i focolai si sono sviluppati portando addirittura ad un altissimo tasso di mortalità giornaliera, decisamente non contenibile.

Vi è anche da dire, però, che al tempo non si è potuto precisare con esattezza la tipologia di morbo: sappiamo infatti che vaiolo, morbillo e tifo hanno ugualmente provveduto a creare situazioni di ‘emergenza sanitaria’ non indifferente, spesso recando sintomatologie molto simili tra loro e, di conseguenza, non perfettamente identificabili. Per le conoscenze scientifiche dell’epoca, però, quale fosse il problema non cambiava poi così tanto: essendo malattie di tipo batteriologiche solo la somministrazione di un antibiotico avrebbe potuto forse contenere la situazione, ma sappiamo bene che nell’Antica Roma questo non era ancora stato nemmeno studiato.

Un argomento che, in questo delicato periodo, permette forse di riflettere e soffermarsi sull’importanza della Ricerca Scientifica, del complicato sistema sanitario che purtroppo è inefficiente e non funzionale, e della facilità con cui la diffusione di un batterio può effettivamente avvenire. 

Nel 2020 la Peste si può trattare con una terapia antibiotica ed un paziente, sperando non insorgano complicanze, può guarire.
Nel 2020 la Peste può ancora sviluppare focolai, creare epidemie e dimezzare popolazioni.

L’ultimo caso (Wikipedia, ancora grazie!) nel 2014 nella Repubblica Democratica del Congo, tra alcuni minatori.

Non mi resta che ringraziare Andrea Oliverio per avermi permesso, grazie a questo suo romanzo, di approfondire qualcosa che conoscevo solo di sfuggita: qualcosa che, in un modo forse diverso ma con altrettanta aggressività, sembra non essere solamente parte di Storia già avvenuta, ma anche di quella ancora da scrivere… e grazie a Roberto Orsi che, con la community di Thriller Storici e Dintorni, mi ha coinvolta nell’organizzazione di questo tour: è questa la Storia che mi piace studiare, capace di dare stimoli e far riflettere. 

Nella guerra civile che nel 49 a.C infiamma Roma, la città di Massilia, con il porto più importante del Mediterraneo settentrionale, assume un ruolo chiave. Per portarla dalla propria parte il Senato, schierato a favore di Pompeo, usa le armi della diplomazia e della corruzione. Cesare invece ricorre alle legioni e la cinge d’assedio. I centurioni Verre e Cinna, fedeli alla sua causa, dovranno affrontare temibili nemici, druidi assetati di sangue, ma anche spie astute e subdole insidie, di fronte alle quali si sentono disarmati: quelle dell’amore. Dopo il successo de “L’inviato di Cesare” l’autore torna a proporci l’affresco di un’epoca storica affascinante, con una galleria di personaggi al limite della leggenda e un susseguirsi di vicende mozzafiato.

NEL NOME DI CESARE
di Andrea Oliverio
aporema Edizioni
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